martedì 28 giugno 2011

STORIA A BASSA AUDIENCE


Mezzafemmina è uno di quei cantautori che quando li ascolti la prima volta ti stancano.
Ma non è uno stancare inutile perché le parole e le musiche che hai ascoltato solo per un distratto attimo ti rimangono dentro. Tornano sui loro passi fino a convincerti ad ascoltarle ancora.
Sono pochi ad avere questo potere; non avere bisogno di una musica canticchiabile per rimanere impressi. Tricarico è uno di questi artisti ed infatti si sente molto di lui in questo album.

Storia a bassa audience” è il primo lavoro di Mezzafemmina, Gianluca Conte all'anagrafe, questo cantautore torinese che canta storie di un'Italia varia, vissuta tra Torino e il suo nuovo Rinascimento e il meridione col suo eterno Modus Vivendi.
Le storie italiane di Mezzafemmina trafiggono il borghese e l'operaio, l'adolescente ed il pensionato. L'analisi che viene fatta è tragica ed è riassunta in “Insanity show”, traccia molto triste che senza pietà snocciola il problema di fondo in cui tutti viviamo: “nessuno guarda chi sei”.
Insanity show” è la terza traccia dell'album. Quello che viene raccontato prima è il totale disorientamento di tutte le persone di fronte al mondo, del lavoro e del vissuto.
Se “Articolo 1” è una disperata richiesta di aiuto (e non solo da parte del mondo del lavoro e della sua insicurezza),  “Le prigioni del 2000” riesce a far riflettere.
Si basa su un testo veloce e ricco di immagini, ma condite di una delusione per quello che “sarebbe dovuto essere”, o meglio “ci avevo detto che sarebbe dovuto essere” e che poi chiaramente non è stato.
Vale la pena riportarne un pezzo che dice: “Domani sarà un altro giorno e sarà sempre tutto uguale, con le stesse cazzo di persone che più che persone son figure arrivate fino a qui per non a vere null'altro da fare” ed anche “Sono sicuro di meritare di più. Un luogo che mi possa appartenere”
Le vette d'intensità raggiunte con i primi 3 pezzi si perdono man mano che scorrono i brani, le storie si rincorrono tra musiche prettamente cantautorali e ballate pugliesi, tra testi più o meno impegnati, ma mai vuoti.

Alla fine ne esce un lavoro piacevole musicalmente e soprattutto molto curato nei particolari in fase di registrazione. Ma ciò che rimane è la penna di Mezzafemmina, che sa colpire nel segno di chi ascolta. Facendo pensare ma senza risultare ne piagnucoloso ne satirico.
Anche qui, aspettiamo il prossimo lavoro. Vediamo se la maturità gioverà a questo promettentissimo cantautore.

             
MEZZAFEMMINA – STORIA A BASSA AUDIENCE
1)      Articolo 1
2)      Le prigioni del 2000
3)      Insanity show
4)      I pinguini si comprano il cappotto
5)      Giochi da grandi
6)      Iside
7)      Brace
8)      Sorrisi e balle varie


ALBUM CONSIGLIATO:                 SI
PRO:                                                  i testi in primo piano, tristi e cinici ma mai troppo.
CONTRO:                                          il low-profile durante il primo ascolto, che non a tutti fa venir                                                   voglia di dare fiducia.

LINK

domenica 26 giugno 2011

Michele Maraglino - VOGLIONO SOLO CHE TI DIVERTI

Le 3 tracce che compongo l'EP di Michele Maraglino, cantautore tarantino, scorrono facilmente nell'ascolto. Le musiche che lo accompagnano sono azzeccate, a metà cammino tra il cantautorato anni '80 e il pop. Senza però mai risultare ridondanti o già sentite.
Ma sono i testi che colpiscono l'ascoltatore. Maraglino usa un linguaggio semplice e diretto, in grado di non guardare con distacco al pubblico ma avvicinandolo con temi e frasi molto simile ad esso.
La celentaneggiante "L'Aperitivo", brano d'apertura, forse è la meno bella delle tre. Il reggae di base è un po' semplice e scontato ed il testo ha l'impressione di essere stato scritto tutto d'un fiato dopo una notizia "storta" sentita al TG.
"Vienimi a cercare" ed "Umida" invece sono degli ottimi pezzi, con un sound di base molto accattivante. I testi risultano più ricercati, azzeccati e ragionati.

Ascoltare Michele Maraglino è piacevole ed interessante, grazie anche ad un'ottima abilità canora, ma soprattutto ti da la possibilità di conoscere un nuovo bravo cantautore della nostra ottima scuola italiana.






Michele Maraglino - VOGLIONO SOLO CHE TI DIVERTI
1) L'Aperitivo
2) Umida
3) Vienimi a cercare



ALBUM CONSIGLIATO: SI
PRO: i buoni testi accompagnati da una buona musica cantati da una buona voce
CONTRO: forse i testi che sembrano, a tratti, scritti d'impulso


LINK
                                                

BRUNORI SAS live @ Festambiente - Vicenza 25 06 2011

Dopo aver ascoltato e recensito l'ultimo album della Brunori SAS partiamo armi e bagagli alla volta di Vicenza. Ascoltarlo dal vivo mi crea una certa curiosità, essendo la prima volta!
Mi aspettavo una location decisamente freak (che regolarmente poi si è trovata) e volevo vedere come poteva essere accolto un cantautore. Ballabile fino ad un certo punto.
Purtroppo (solo per chi cercava parcheggio) l'affluenza alla Festa organizzata da Legambiente è molta e quindi ci perdiamo la parte iniziale del concerto. Ah, dimenticavo concerto completamente gratuito!

Arriviamo con la Brunori SAS al completo sul palco ed un buon numero di persone ad ascoltarli. Un mix tra il primo ed il secondo album, affrontando le più e le meno conosciute. Tutte però suonate con grandissima intensità e con un'amalgama tra i suoni strepitosa.
Lo spettacolo risulta molto più che piacevole, con Brunori ad intrattenere il pubblico con pezzi di piccola comicità e battute. Le storie cantate nei dischi prendono forma negli urli del loro creatore e cantatore, tutte condite con un groove degno di un concerto quasi funky!
Alla fine, dopo tre bis e "Stella d'argento" di Gino Santercole ballata da tutti, quelli che lasciano la "platea" sono soddisfatti, chi per aver visto Brunori, chi per aver scoperto Brunori, chi se non altro per essersi divertito ballando.
Brunori dal vivo è come la magnesia: effervescente e naturale.


martedì 21 giugno 2011

BRUNORI SAS - VOL.2:POVERI CRISTI


Brunori Sas è il miglior interprete della musica italiana attuale. Non servono molti panegirici. Ascoltare il suo secondo album, VOL. 2 POVERI CRISTI, significa leggere un'enciclopedia della musica italiana. La bella musica italiana che tutti conoscono e canticchiano, vergognandosi magari un po' di lei.
Dopo il pluripremiato esordio due anni fa, Brunori aveva davanti un compito ancora più difficile: non deludere.
Ci è riuscito.

Brunori è riuscito ad assimilare tutte le sfaccettature dei grandi interpreti della canzone italiana e riproporli con ordine e novità, senza cadere nella patetica copia o nella melassa della “canzonetta”.
Sfoglia con le parole un'Italia reale, che può sembrare grottesca, quasi kitsch e a tratti irreale, ma è l'Italia del vicino di casa, del collega, dell'amico e anche di noi stessi. Le immagini che si susseguono come i fogli di un giornale sono nitide ed è impossibile non realizzarle nella propria mente, ridacchiando.
Il pessimismo che traspare non è altro che un realismo, quasi un iperrealismo!

Analizzare le 10 tracce che compongono l'album è decisamente arduo. I testi esprimono mille idee, mille pensieri, mille teste. Sarebbe come voler descrivere un attimo esatto nell'ora di punta nella Stazione Centrale di Milano: ci potremmo trovare gli innamorati che si baciano, la madre che saluta il figlio piangendo, il cane che piscia, la puttana che dorme, la famiglia che si fa la foto, gli operai al lavoro e l'anziano che li guarda, il cinese che ride, il bell'uomo che ammicca alla bella donna, i fogli di giornale che volano, il disperato che vuole morire.

Le musiche che accompagnano questo spettacolo sono bocconi, più o meno grandi, di Rino Gaetano, di Franco Califano, di Edoardo Bennato, di Vasco Rossi, di Lucio Battisti, di Samuele Bersani, di Giorgio Gaber, Cesare Cremonini e Francesco De Gregori.
Brunori riesce a spalmare un attimo come quello descritto, in 10 pezzi assolutamente splendidi, che superano anche il suo primo lavoro.
Brunori non aveva nemmeno bisogno di crescere dopo il primo album, ma lo ha fatto.


Non ho nessun problema ad affermare che siamo davanti ad un lavoro e ad un'artista fondamentale per la musica italiana e “poveri cristi” quelli che ancora non lo conoscono.

BRUNORI SAS – VOL.2: POVERI CRISTI
1)      Il giovane Mario
2)      Lei, lui, Firenze
3)      Rosa
4)      Una domenica notte
5)      Il suo sorriso
6)      La mosca
7)      Bruno mio dove sei
8)      Animal colletti
9)      Tre capelli sul comò
10)  Fra milioni di stelle


ALBUM CONSIGLIATO:                 SI
PRO:                                                  Enciclopedia della Musica Italiana sia per i testi che per le                                                            musiche
CONTRO:                                          essere un cantautore italiano; categoria sempre poco                                                            apprezzata al tempo presente.


Link
www.myspace.com/brunorisas

lunedì 20 giugno 2011

MOON IN JUNE


Ascoltando i Chamberlain la prima volta, ti ritrovi un mondo musicale già sentito. Sembra di essere catapultati nella Seattle degli inizi ’90 o chiusi nella propria stanza con le cuffie, la musica alta, ondeggiando la testa guardando in basso.


Pearl Jam e Nirvana, Soundgarden e Audioslave si alternano in questo breve EP dove sono contenute solamente 3 tracce. Tracce che trasudano di Grunge.
Il gruppo catanese riesce, grazie ad una maniacale pulizia dei suoni, a raggiungere vette molto alte di melodia, sfiorando quasi il lato pop della categoria.
Moon in June risulta essere perciò un buon start up per i Chamberlain. Se riusciranno nei prossimi EP/album a staccarsi un po’ da queste sonorità già ascoltate, potranno farsi notare nel panorama musicale. Ad oggi, solamente i nostalgici di Kurt Cobain ed Eddie Vedder rimarrebbero appagati in pieno.



CHAMBERLAIN
Voce                Sergio Manfredi
Batteria            Marco Barbera
Chitarra            Sergio La Fata
Chitarra            Francesco Venti
Basso               Sebastiano Pisasale

Moon in June  (Lophopora Williams)
1.Moon In June
2.Superstition
3.The Good Old Days
4. Moon In June (Alt. Version)




Album consigliato:     SI
Pro:                             il livello musicale espresso dai Chamberlain
                                   Le sonorità grunge (che “per fortuna” non muoiono mai)
Contro:                        Le sonorità grunge (che “purtroppo” non muoiono mai)

Link:                            www.myspace.com/chamberlainct

giovedì 16 giugno 2011

WEEKLY EXTENDED PLAY - VOL. 2

VOLUME 2 - NUMBER 24

1) NON VOGLIO CHE CLARA - L'inconsolabile
2) RATAFIAMM - Trenta Gradi
3) LO STATO SOCIALE - Magari non è gay ma è aperto
4) SERGIO CAPUTO - Io e Rino



mercoledì 15 giugno 2011

Anadarko EP


Gli ANADARKO nascono nel 2007 nei dintorni di Trieste. Dopo vari live e cambi di formazione, il trio attuale si definisce nel 2010. 
 
L’idea parte da un progetto strumentale per poi sfociare, nel loro EP con titolo omonimo, in un post rock sperimentale.
Più che i Fugazi, a farla da padrone nelle influenze che attraversano l’ascolto sono Mogwai e Dirty Three, fino a raggiungere il glitch nel pezzo strumentale “Apeldorn” (extra traccia dell’EP)

L’ascolto di “Anadarko” non risulta però fluido. Molti pezzi sono ripetitivi e blandi, risultando monotoni e piatti.
Il genere già non aiuta a mantenere alta l’attenzione, sappiamo bene che sono stili questi dove è il live l’ascolto migliore; ma il gruppo non riesce a dare quella scossa necessaria per rendere piacevole l’ascolto.
Pezzi come “Sunday” o “Ice” sembrano più che un post rock sperimentale, un melting pot di idee attaccate ad un semplicissimo foglio A4 Fabriano. Un collage disordinato di riff incollati un po là e un po qua, cercando di variare la base ritmica.

Manca quell’appeal che hanno avuto i Tortoise, ad esempio, o i CSI a fine anni 90, per guardare qui da noi. Insomma il post-rock, la new wave, ecc.. sono generi che solamente se incontrano i gusti della gente possono uscire dalla nicchia, basta guardare la programmazione dell’Italia Wave Love Festival di quest’anno.

ANADARKO
Batteria/Percussioni Gabriele Piazza
Chitarra/Synth/Percussioni/Urla Michele Bisceglie
Basso/Voce Stefano Vascon

ANADARKO EP
1 Sunday
2 Ice
3 Bud Spencer
4 Pop 1281
5 qb
Apeldorn

Album Consigliato: NO

Pro: interessanti gli accenni allo sperimentale/glitch
Contro: piattezza delle tracce

link:

martedì 14 giugno 2011

MUSIC REVIEWS 2.0

Da oggi ho cominciato a collaborare anche con

Music Reviews 2.0

http://musicreviews2p0.altervista.org/?p=4592

Vi terrò aggiornati !

FORECASTS EP


PLANET BRAIN - FORECASTS EP
Ascoltare della buona musica italiana non è cosi difficile come si pensa. E poi, poco importa se l’artista o gli artisti come in questo caso, usano la lingua inglese. Certo, riuscire a dare forma a nuove sonorità uscendo dallo stampo britannico, ormai a mio avviso obsoleto, è un valore aggiunto che non tutti hanno.
Si rischia cosi, come nel caso dei Planet Brain, di risultare poco incisivi e troppo “nel mazzo”, nonostante delle qualità musicali non indifferenti. Anzi, se i tre componenti dei Planet Brain invece di nascere in Cadore fossero nati nel Somerset, saremo davanti ad uno dei tanti gruppi osannati nei festival live in giro per l’Europa.
Purtroppo il passaporto ci condiziona ancora. 

Resta comunque un lavoro svolto ottimamente che rivede in chiave “indie” (parola che non mi piace ma che purtroppo definisce un fenomeno) le sonorità brit-pop degli anni 90.
Nel loro nuovo EP “Forecasts” (Function Record) si ritrovano accenni di Clash, Cocteau Twins, Oasis (i primi album) e, cosa personalissima, perché non l’ho riscontrata in nessun parere in Internet, Planet Funk.
Di tutto il gruppo “indie” riportano l’approccio allo strumento e nulla più; molto aggressivo e dolce allo stesso momento, sfogo e rabbia condite dal miele d’amore.

Con questo album i Planet Brain, guidati da Marcello Batelli (da qualche mese anche chitarra dei Non voglio che Clara ) chitarra, voce e testi, si avvalgono di collaborazioni importanti: Fabio De Min, dei Non voglio che Clara, e Giulio Ragno Bavero, Il teatro degli Orrori, One Dimensional Man, a riprova che la musica italiana non ha finito di pulsare e la collaborazione tra le band (invece che le battaglie tra le band) frutta molto e fa crescere tutti.
Assolutamente da far notare il grandissimo lavoro degli altri componenti dei Planet Brain, Nicola Zangrando al basso e Claudio Larese Casanova alla batteria.

Planet Brain “Forecasts EP”
1 At least since Monday         
2 yesteryear   
3 believe november slowly     
4 Forecast 1 Why bother        
5 Forecast 2 Send me a souvenir       
6 There might be sharks         


Album consigliato:        SI
Pro:                 l’albionica italianità
                        La sostanza musicale
Contro:            si confondono nel panorama “indie” europeo (manca un ulteriore salto)


Link

Guardate anche:

sabato 11 giugno 2011

WELFARE POP

Il primo EP de LO STATO SOCIALE è la storia cantata e ritmata ( essenzialmente ) di una visione del mondo dal basso. Da quella posizione che gli occhi di un ragazzo ingenuo vedono. Senza fighettismi, politically correct o menate varie. Dice quello che c'è da dire senza vergognarsi di chiedersi se sia "gay o ci fa" ad esempio.

Amari + Subsonica + gli insegnamenti di Rino Gaetano (ma anche di Jannacci) + Jovanotti questa è l'addizione che secondo me compone il background musicale di "Welfare Pop".
Il trio funziona e crea arte...semplice. E ci va,finalmente, benissimo cosi !





LO STATO SOCIALE

Lodo Guenzi        voce e piano
Alberto Cazzola   basso
Alberto Guidetti   drum machine

WELFARE POP
1. L'apatico
2. Febbre
3. Pop
4. On the rocks
5. Magari non è gay ma è aperto
6. La 626

L'AMORE AI TEMPI DELL'IKEA

Trovare la bella musica italiana su Internet è più facile di quanto pensassi e molto meno oneroso di quel che pensavo. LO STATO SOCIALE questo trio bolognese al loro secondo EP danno la soddisfazione della bella musica, facile, fischiettabile ma senza essere melassa musicale!
Nella rete c'è chi li accosta a Rino Gaetano o addirittura ai Decibel, ma io ci sento molto Jovanotti degli anni 2000. Il cantato veloce (quasi rappato) mescolato a musiche elettrorock e testi da "Stato Sociale" ne sono un chiarissimo esempio.
LO STATO SOCIALE sono una band di cui sicuramente se ne risentirà parlare, perchè raccontano la vita "nostra" senza viaggi musicali troppo distanti, troppo difficili. Che finiscono per non essere più nostri.

1. Amore ai tempi dell'Ikea
2. Anche la stasi aveva un cuore
3. Brutale
4. Escapista



http://www.myspace.com/lostatosociale
http://garrinchadischi.it/lo-stato-sociale-in-free-download/

giovedì 9 giugno 2011

WEEKLY EXTENDED PLAY - VOL. 1

Diciamo che nasce da un idea che solitamente adotto alla mia macchina.
La compilation settimanale con le canzoni più in heavy rotation ( per me chiaramente)

FATEMI SAPERE SE POI LE ASCOLTERETE E COSA NE PENSATE ??

VOLUME 1 - NUMBER 23

1) BANDA ELASTICA PELLIZZA - Mon Docteur Psychanalyste
2) PERTURBAZIONE - Buongiorno buonafortuna
3) IL PAN DEL DIAVOLO - Stile Roberto il maledetto
4) BAUSTELLE - Le rane

mercoledì 8 giugno 2011

BANDA ELASTICA PELLIZZA

La BANDA ELASTICA PELLIZZA è l'avvenire del gruppo non-sense italiano che nasce dai semi degli EELST, lo mischia ad un po' i Enzo Jannacci e crea musiche da vaudeville, da cabaret legate a testi assurdi ma che risultano amari per certi versi.


SUPERSANTOS

Alessandro Mannarino fa parte delle schiera dei giovani cantautori italiani. Di quelli che preferiscono scavare nella ricerca di testi a metà tra l'impegnato ed il non sense. Di quelli che hanno colto il buono seminato durante la fine degli anni 80 e gli anni 90 da vari gruppi e artisti.
Mannarino, al secondo album solista, fonde musicalità latinoamericane nel suo "Supersantos". Musiche e testi che spaziano da Toquinho a Vinicio Capossela, senza mai dimenticare la sua origine romana.
Sicuramente un'ascolto gradito e consigliato.


domenica 5 giugno 2011

IRENE FORNACIARI - Vintage Baby + Live @ Vallese di Oppeano

IRENE FORNACIARI

Forse è il cognome a farla da padrone prima di ascoltare Irene Fornaciari la prima volta. Dire che con un cognome del genere le porte della musica sono spalancate, è normalissimo.
Ma questo pregiudizio si cancella ( o quasi, ma questo il tempo lo dirà) dopo aver ascoltato qualche brano suo.

L'album che ho preso in questione è "VINTAGE BABY", album del 2009, trainato dal pezzo sanremese "Spiove il sole" . Pezzo che al Festival, e soprattutto dopo, non ha riscosso un grande successo, nonostante una grande interpretazione nella serata duetti dove Irene si presentò con il padre, Zucchero, nella veste di Adelmo e I suoi Sorapis. Fu un'edizione del Festival, quella 2009, di grandissimi interpreti tra i giovani: Arisa, Malika Ayane, Simona Molinari, Karima...che forse hanno compromesso Irene, vista anche come "la figlia di.." privilegiata.
Ma torniamo all'album. "Vintage baby" ha sonorità che mischiano il blues ed il southern rock, generi dove Irene Fornaciari è cresciuta e può benissimo affrontare grazie a doti canore elevate. La sua voce è un gancio trainante per tutto l'album. La musica, suonata molto bene, rimane sempre in silenzio davanti agli acuti di Irene.
Pezzi come "Il Diavolo Illuso" e "La tiritera della sera" sono canzoni molto belle, suonate e cantate splendidamente."Sorelle d'Italia" non è un gran pezzo, sembra una richiesta commerciale più che una canzone sentita dall'artista.

Va assolutamente menzionata invece la track iniziale "Con la primavera nelle mani"; un pezzo d'amore, ma cantato in maniera raffinata e suonata con la leggerezza dei pezzi cantautorali anni 70.
Per tutto l'album comunque si sente quell'influenza di sound sanremese "vintage" che molto probabilmente da origine al titolo.
Un album da scoprire e non da sottovalutare.
VOTO ALBUM:   6.5



Visto che qualche giorno fa Irene Fornaciari era in concerto, e per lo più gratuito, a Vallese di Oppeano, ho deciso di andarla a vedere e capire se dal vivo poteva dare e rendere come in album. La sua voce mi incuriosiva da ascoltare.
Ebbene, non sono rimasto deluso. Anzi.
Parto parlando del gruppo. Una band ( la Her Band) molto ben affiata, a tratti troppo rock per il luogo e l'artista regina, ma che ben si districava tra pezzi hardrock e unplugged con chitarra classica.
Irene Fornaciari ha, nonostante l'inesperienza personale, un'ottima presenza scenica. Sa dialogare con il pubblico, nonostante fosse un pubblico da sagra paesana seduto, e spiega ogni canzone. Il suo significato personale. Cosa non facile da fare, nemmeno di fronte al più disinteressato degli spettatori.

Irene Fornaciari ha una potenza canora non indifferente. Ha affrontato pezzi propri e cover importanti, come Zucchero, Caterina Caselli, Creedence Clearwater Revival e per finire "Ciao amore ciao" di Luigi Tenco. Tutti quanti con il suo originale timbro e riaddate e rimodernate dal lei e dalla band.

Vale assolutamente la pena, almeno una volta, di andarla a sentire dal vivo.
http://www.irenefornaciari.it/


sabato 4 giugno 2011

THE SUN - Spiriti del sole

THE SUN - Spiriti del sole.

Ho ascoltato l'ultimo album di questo gruppo "punk rock" vicentino, esattamente da Thiene, che da oltre dieci anni fa parte della scena "punk rock" italiana e addirittura mondiale. Nel 2004 vengono premiati come "miglior punk rock band italiana nel mondo" al M.E.I. Meeting Eitchette Indipendenti. The Sun, che originariamente si chiamavano Sun Eats Hours, sono al loro primo album con una major ( Sony ) e le sonorità "punk rock" sono tutte da mainstream.
Nel corso degli anni, leggo su Wikipedia, hanno fatto da spalla a gruppi internazionali quali Offspring, Nofx, Misfits, ecc.. Il loro pubblico svaria dal Giappone ai paesi dell'Est, dalla Spagna al Nord Europa. In Italia, a mio avviso, rimangono nell'oblio.
Ascoltando l'album, con tutte queste premesse, penso che in Italia come al solito siamo trooopo arretrati musicalmente. Ecco..già il primo pezzo mi fa capire tutto il contrario!

Una musichetta da festicciola adolescenziale "american wanna be", un mix tra i Green Day (ma non quelli di Dookie), gli Offspring, i Sonohra e i Finley.
Se non fossi curioso di ascoltarli tutti gli album spegnerei molto prima della fine. Le 12 tracce che compongono l'album sono create con lo stampo; per carità musicalmente diverse, ma se in una The Sun sono più Green Day, nell'altra tornano ad essere più Sonohra, e cosi via.

Fino all'apoteosi. Quando la traccia numero 7 acclama a gran voce, in tono da "revolucion".."Hasta la muerte". Il limite.
Ma queste sono solo mie considerazioni.
Se un gruppo italiano, giovane, "punk rock", porta la bandiera tricolore nel mondo e viene premiato per questo, sicuramente qualcuno che gradisce questo tipo di musica, a mio avviso "vuota", c'è. Ed è giustissimo che sia cosi!
Sicuramente non acquisterò MAI dei gadget dal loro CURATISSIMO sito.

Voto 4

1 1972
2 L'alba che vuoi
3 I miei sbagli
4 Il giorno di Alice
5 Non ho paura
6 San Salvador
7 Hasta la muerte
8  Notti bugiarde
9   Oggi sono solo
10  Strada in salita
11 Musica
12 Maggio

http://www.thesun.it/jspthesun/index.jsp

mercoledì 1 giugno 2011

Davide Van De Sfroos - Yanez


Il primo album nazionale del VanDe!! Yanez, il pezzo sanremese (che già a suo tempo esaltai) è in pieno stile folk fischiettabile, degno di stare al fianco dei pezzi storici del cantautore comasco!
Mi piacerebbe soffermarmi però su una bella traccia, ed è la numero 3 dell'album.


Il Camionista Ghost Rider è uno di quei pezzi che al primo ascolto passa inosservato. Musica leggera, un po folk un po country un po mazurka. Il testo non racconta nulla di speciale, ma offre (come sempre traspare nei pezzi di Van de Sfroos) una galleria di immagini nitide che si alternano ad ogni cambio di frase!
L'avventura del camionista che attraversando la pianura padana fa rivivere i suoi eroi e idoli musicisti è quasi commovente! Ascoltata e riascoltata!


Vai Davide!!!!!!!!