martedì 15 novembre 2011

LOVE YOURSELF FIRST - Non taggarmi nelle foto la mia vita non mi piace




L'incontro tra Michele Maraglino e Gianluca Di Vincenzo ha decisamente giovato al primo dei due. Il suo precedente EP “Vogliono solo che ti diverti”, già recensito qui, ha avuto quella virata piacevole che serviva. I testi si lavano della loro immediatezza, andando a scovare il crudo della nostra generazione. Riescono a descrivere la quotidiana irrequietudine che si cela in ognuno, ma che solamente nel silenzio prende forma.
Il basso profilo della registrazione rende magico l'ambiente durante l'ascolto, trasportando l'album dallo stereo alla vita personale.
Se devo trovare un accostamento, la prima figura che si avvicina a Love yourself first è Mezzafemmina. Sono uguali le atmosfere, il pessimismo, la realtà descritta.

“Non taggarmi nelle foto, la mia vita non mi piace” risulta quindi un disco piacevole ma che allo stesso tempo incuriosisce ed appassiona. Nella speranza che il rapporto musicale tra i due continui.


Love yourself first – NON TAGGARMI NELLE FOTO LA MIA VITA NON MI PIACE

1-   Il lato peggiore
2-  40 anni fa
3 – al supermercato
4 – un giorno strano
5 – giorni
6 – la verità
7 – continui a farti in 4
8 – nemmeno originale

Love Yourself First sono:
Michele Maraglino testi, musica, voce, chitarra e loop
Gianluca Di Vincenzo instruments e arrangements



ALBUM CONSIGLIATO: SI
Pro: il salto di qualità rispetto al precedente lavoro
Contro: forse l'eccesso di monotonia



Link


http://soundcloud.com/loveyourselfirst

lunedì 14 novembre 2011

LE CLUB NOIR - Le club noir




Il pop genuino ed italianissimo che esce dalle cuffie ascoltando il primo album dei “Le Club Noir”, mi sorprende. Tanto da controllare di aver aperto la cartella corretta.
Oltretutto, è difficile anche trovare parole adatte per descriverlo. Non serve scavare tra  terminologie post rock, shoegaze o assurde varianti metal. Sembra di accendere una banalissima MTV o una radio nazionale.
Ma partiamo dall'inizio. “Le club noir” vedono la luce nel 2007 per mano di Gianluca Veronal e Joe La Iena. Nel corso degli anni modellano la formazione, fino a trovare con Federico Toma e Lord Byron quella ideale. Nel 2010 entrano in studio per dare vita alla loro prima fatica, che regolarmente arriva. L'autobiografico titolo riprende una storia anch'essa tutta italiana.
Le Club Noir colgono per filo e per segno quello che sono gli insegnamenti dei grandi gruppi light-rock di casa nostra; penso ai Negrita o ai Velvet, i quali incollano testi di sicuro interesse nazionale a sound modaioli d'oltremanica.
Entrando nello specifico, “Le club noir” non può non piacere. perché trasmette le note classiche della musica leggera italiana. Sta esattamente tra Sanremo e TRL; quella fascia di pubblico che raccoglie dalla ragazzina delle superiori alla signora delle pulizie.
I testi arrancano tra l'amore, le tematiche adolescenziali e le frasi da Smemoranda (“perché quello che desideriamo lo vogliamo fin quando diventa nostro, poi ce ne dimentichiamo troppo spesso” da Non so far di meglio). Forse in un momento storico come questo lo si può vedere come un antidoto alla depressione, ma significherebbe avere una mente commerciale smisurata.
Gli arrangiamenti rimangono il pezzo forte dell'album. Assolutamente perfetti e degni di un album da hitlist. Per quanto riguarda il sound, trattengo delle riserve fino all'ascolto live, ma per il momento è una buona base pop/indie, non troppo rock e non troppo elettronica.


Le Club Noir

Gianluca Veronal                      voce e chitarra
Joe La Iena                             basso e cori
Lord Byron                             piano-tastiere + cori
Federico Toma                        batteria e cori

Le Club Noir
            1 – La croce nera
            2 – Stai con me stanotte
            3 – Storia d'amore
            4 – Quelli come noi
            5 – Chiudo gli occhi
            6 – Follia
            7 – Sulle mie labbra
            8 – Non so far di meglio
            9 – Il bel paese

ALBUM CONSIGLIATO :                SI
Pro:                                                     italici
Contro:                                               troppo spudoratamente commerciali. Potrebbero gareggiare                                                            con i Modà

LINK
it-it.facebook.com/pages/LE-CLUB-NOIR/135343893146979


PER CHI DARA’ UN OCCHIO AL LORO SITO:  Il Suprematismo è una corrente pittorica e di pensiero che fonde l'arte con la religione. L'opera diventa religione e l'artista, a sua volta, dio. Questo lavoro, con il suprematismo, non ha molto a che vedere.

martedì 8 novembre 2011

Giorgio Gaber - "La libertà"        ( 1972 - Dialogo tra un impegnato e un non so)


Pierangelo Bertoli - Eppure soffia         (1976 - Eppure soffia)

Paola Turci - Bambini                   (1989 - Paola Turci)

venerdì 4 novembre 2011

LEMMINGS - Teoria del piano zero




Vengono da Roma i Lemmings. Gruppo cresciuto a pane e new wave italiana. CSI, Ustmamò, Marlene Kuntz e chi più ne ha più ne metta. Questo è il sound che traspare dalle note di “La teoria del piano zero”.
Rispetto al loro primo, e fino ad ora unico, lavoro, i Lemmings crescono e sviluppano un concetto di musica che non si ferma all'ascolto superficiale. Esso vuole tenere l'ascoltatore attaccato ad ogni singola parola, approfondire i testi ed argomentare le tesi.
Ne esce un concept album che descrive l'attualità e la porta alla sua cruda realtà: lo zero.
Zero; parola questa che ricorre molte volte. Zero che non vuole essere un punto però di arrivo e di pessimismo ma un trampolino per un nuovo corso.
La speranza di questo la si può trovare proprio nell'ultima traccia, quella che da titolo all'album.
Il crescendo di rullo, il coro epico/popolare richiama alla luce la forza, a metà tra l'alpino in trincea e il “cavaliere”, chiaramente quello medievale, che torna dalla Terra Santa.
Gli altri pezzi stanno in equilibrio tra il cantautorato e il post rock.
La bellissima “Hiroshima” raccoglie gli stracci di De Andrè e Guccini mixandoli con il sound dei Marlene. Il risultato è semplicemente delizioso.
“Laura” ricorda nell'intro perfino i Led Zeppelin (forse troppo!!) mentre “Grune Linie”, singolo promo, è un potente inno che guarda al sottobosco musicale italiano anni 80.
Le altre tracce si mangiano con foga, perchè si ha voglia di conoscerne contenuti ed arrangiamenti.
“La teoria del piano zero” è un ottimo album ed è giusto che questo venga riconosciuto.
Voci, musiche, testi, sembra veramente che tutto abbia un filo logico perfetto. Intrecciato con cura meticolosa.

Della formazione ho trovato poche notizie e nella speranza che nulla sia cambiato vi elenco i nomi dei Lemmings:
Emiliano “Ra-B” Rubbi voce
Graziella “Luna” Gualano voce
Giuseppe “Foga” Coglitore batteria
Luca Amendola basso
Marco “Marcolettico” La Fratta chitarra e fisarmonica
Francesco “Frankie Boy” Fioravanti chitarra



ALBUM CONSIGLIATO: SI
Pro: il sound, i testi, le voci.
Contro: veramente difficile trovarne.





ADAM FREI - Empty Music Industry



The Afterglow. Il nome è già conosciuto negli ambienti musicali. Ci si chiederà cosa significhi questo. Bene, The Afterglow e Adam Frei sono la stessa mente e lo stesso esecutore.
Gli Afterglow “erano” una band italo/inglese che si divertiva a suonare e registrare tra Bergamo e Londra. Dopo 2 EP e 2 LP, accolti benissimo da critica e pubblico, nell'arco di di 5 anni (dal 2004 al 2009), hanno deciso di cambiare connotati ri-creandosi negli Adam Frei.
Dave Timson (voce, basso e chitarra acustica), Mik Lennard (chitarra e tastiere), Alberto Garau (chitarra) e Alex Cherry (batteria) registrano “Empty Music Industry” per la Seahorse Recordings ed il titolo dell'album racconta già qualcosa del suo interno.
Le dieci tracce scivolano in un brit-pop-indie bello perché lontano dalla sinfonia e dai panegirici musicali del mainstream. I testi rimangono profondi e il cantato pulito.

“Rat singer”, il primo singolo estratto, è un pezzo ordinato che richiama alla mente un sound Blur molto 90s. Il testo politico lo contestualizza però alla generazione 0.
“Gossip” si insinua tra le labbra ed il cervello con il suo incedere cadenzato. Ricorda però troppo un sound commerciale (Muse, Killers..)
“Living for the action” è il pezzo malinconico che probabilmente di default deve essere inserito negli album brit! Stagna un po' il testo, che sembra ripetersi troppo, ed il cantato un po' strascicato.
“Safe song” è quanto di più british possa esserci. Non stonerebbe come sottofondo ad un tea party a casa di Sick Boy di Trainspotting.
Chiude l'album “Universal mother”. Il battito alla Sympathy for the devil e le situazioni sospese alla Kula Shaker si fondono in un mix di freschezza, rivisitando gli Stones, i Beatles e la Merseybeat.

Gli altri brani alzano e abbassano il livello dell' LP che rimane però, nel suo insieme, piacevole, fresco, suonato al presente ma con un forte sguardo al passato. Non si perde nel retorico e nemmeno vuole essere per forza una ricerca spasmodica di nuove sonorità.
Gli Adam Frei hanno trovato una loro giusta collocazione nel panorama sembrerebbe, ma in 5 anni ci hanno abituato al loro nomadismo. E ben venga!


ADAM FREI – Empty Music Industry
01. I'm On
02. Rat Singer
03. Gossip
04. To My Son
05. Living For The Action
06. Safe Song
07. Freedom Comes
08. If I Were You
09. Can't Be Honest
10. Universal Mother


ALBUM CONSIGLIATO: SI
Pro: sonorità pulite e piacevoli
Contro: i troppi riferimenti brit (Smiths, Blur, Manic Street..)

LINK: