The Afterglow. Il nome è già
conosciuto negli ambienti musicali. Ci si chiederà cosa significhi
questo. Bene, The Afterglow e Adam Frei sono la stessa mente e lo
stesso esecutore.
Gli Afterglow “erano” una band
italo/inglese che si divertiva a suonare e registrare tra Bergamo e
Londra. Dopo 2 EP e 2 LP, accolti benissimo da critica e pubblico,
nell'arco di di 5 anni (dal 2004 al 2009), hanno deciso di cambiare
connotati ri-creandosi negli Adam Frei.
Dave Timson (voce, basso e chitarra
acustica), Mik Lennard (chitarra e tastiere), Alberto Garau
(chitarra) e Alex Cherry (batteria) registrano “Empty Music
Industry” per la Seahorse Recordings ed il titolo dell'album
racconta già qualcosa del suo interno.
Le dieci tracce scivolano in un
brit-pop-indie bello perché lontano dalla sinfonia e dai panegirici
musicali del mainstream. I testi rimangono profondi e il cantato
pulito.
“Rat singer”, il primo singolo
estratto, è un pezzo ordinato che richiama alla mente un sound Blur
molto 90s. Il testo politico lo contestualizza però alla generazione
0.
“Gossip” si insinua tra le labbra
ed il cervello con il suo incedere cadenzato. Ricorda però troppo un
sound commerciale (Muse, Killers..)
“Living for the action” è il pezzo
malinconico che probabilmente di default deve essere inserito negli
album brit! Stagna un po' il testo, che sembra ripetersi troppo, ed
il cantato un po' strascicato.
“Safe song” è quanto di più
british possa esserci. Non stonerebbe come sottofondo ad un tea party
a casa di Sick Boy di Trainspotting.
Chiude l'album “Universal mother”.
Il battito alla Sympathy for the devil e le situazioni sospese alla
Kula Shaker si fondono in un mix di freschezza, rivisitando gli
Stones, i Beatles e la Merseybeat.
Gli altri brani alzano e abbassano il
livello dell' LP che rimane però, nel suo insieme, piacevole,
fresco, suonato al presente ma con un forte sguardo al passato. Non
si perde nel retorico e nemmeno vuole essere per forza una ricerca
spasmodica di nuove sonorità.
Gli Adam Frei hanno trovato una loro
giusta collocazione nel panorama sembrerebbe, ma in 5 anni ci hanno
abituato al loro nomadismo. E ben venga!
ADAM FREI – Empty Music Industry
01. I'm On
02. Rat Singer
03. Gossip
04. To My Son
05. Living For The Action
06. Safe Song
07. Freedom Comes
08. If I Were You
09. Can't Be Honest
10. Universal Mother
02. Rat Singer
03. Gossip
04. To My Son
05. Living For The Action
06. Safe Song
07. Freedom Comes
08. If I Were You
09. Can't Be Honest
10. Universal Mother
ALBUM CONSIGLIATO: SI
Pro: sonorità pulite e piacevoli
Contro: i troppi riferimenti brit
(Smiths, Blur, Manic Street..)
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1 commento:
un gran bel disco!! finalmente una band che SA SUONARE. ottima voce, chitarre raffinate, tecniche quando e quanto servono, insomma era un po' che aspettavo una band cosi'.
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