Gli
ANADARKO
nascono nel 2007 nei dintorni di Trieste. Dopo vari live e cambi di
formazione, il trio attuale si definisce nel 2010.
L’idea
parte da un progetto strumentale per poi sfociare, nel loro EP con
titolo omonimo, in un post rock sperimentale.
Più
che i Fugazi,
a farla da padrone nelle influenze che attraversano l’ascolto sono
Mogwai
e Dirty
Three,
fino a raggiungere il glitch nel pezzo strumentale “Apeldorn”
(extra traccia dell’EP)
L’ascolto
di “Anadarko”
non risulta però fluido. Molti pezzi sono ripetitivi e blandi,
risultando monotoni e piatti.
Il
genere già non aiuta a mantenere alta l’attenzione, sappiamo bene
che sono stili questi dove è il live l’ascolto migliore; ma il
gruppo non riesce a dare quella scossa necessaria per rendere
piacevole l’ascolto.
Pezzi
come “Sunday”
o “Ice”
sembrano più che un post rock sperimentale, un melting pot di idee
attaccate ad un semplicissimo foglio A4 Fabriano. Un collage
disordinato di riff incollati un po là e un po qua, cercando di
variare la base ritmica.
Manca
quell’appeal che hanno avuto i Tortoise, ad esempio, o i CSI a fine
anni 90, per guardare qui da noi. Insomma il post-rock, la new wave,
ecc.. sono generi che solamente se incontrano i gusti della gente
possono uscire dalla nicchia, basta guardare la programmazione
dell’Italia Wave Love Festival di quest’anno.
ANADARKO
Batteria/Percussioni Gabriele
Piazza
Chitarra/Synth/Percussioni/Urla Michele
Bisceglie
Basso/Voce Stefano
Vascon
ANADARKO EP
1
Sunday
2
Ice
3
Bud Spencer
4
Pop 1281
5
qb
Apeldorn
Album
Consigliato: NO
Pro: interessanti
gli accenni allo sperimentale/glitch
Contro: piattezza
delle tracce
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