Di lui si conosce tutto o quasi. Da
quando rappava per quelle “Strade di città” accompagnato da Dj
Jad e tutta la Spaghetti Funk, a quando ha deciso di liberarsi da
quel marchio diventato troppo grande e gettarsi di pancia in
un'avventura che avrebbe potuto schiacciarlo anche dopo il primo
singolo. Eppure da 5 anni J.Ax rimane sulla cresta, ha attraversato
generi diversi, accostandoli ed amalgamandoli al suo rap, al suo modo
originale di saper far musica.
Le rime, gli scioglilingua nei quali
eccelle: politica, protesta ed antiproibizionismo, sana denuncia
sociale che trova il parere concorde di tutti perché sa partire dal
basso.
E' dal basso che è lui partito e
questo si sente in tutte le sue canzoni. Non c'è album, né pezzo,
né rima dove fuoriesce il suo ruolo di capofila, di maestro, di
arrivato.
E' stato e continua ad essere
coraggioso. Aveva un lavoro tranquillo a tempo indeterminato con gli
Articolo 31. Bastava ripetere quello già scritto, già detto ed il
pubblico sarebbe rimasto fedele, magari con qualche capello in meno,
ma fedele.
Invece ha virato, ha rischiato.
Dal 2006, anno “Di sana pianta” non
ha mai smesso di sperimentare. Ed è infatti la musica anche in
questo nuovo lavoro la componente principale. Elettronica che compare
a tratti, ska, rock melodico e punk pop, tutti fusi assieme in un
lavoro piacevole e di sicuro largo consumo.
Anche se c'è da dire che il tiro
effettivamente si è un po affievolito. Il suo primo lavoro è stato
una pietra miliare, un concentrato di rabbia. “Rap and roll” e
“Decadance” furono di gran lunga inferiori.
“Meglio prima” diciamo che supera
lo standard degli ultimi 2 album e forse ha trovato giovamento nella
co-operazione con Neffa nel loro “Due di picche”.
I testi sono sempre precisi ed
impeccabili, nessuna rima spaiata, nessun verbo mancante o problemi
di metrica.
Sono i contenuti, forse, ad
impantanarsi in discorsi e concetti già sentiti, o per lo meno che
già ti aspetti da un J.Ax.
Il ruolo di eterno adolescente, che sa
di essere cresciuto ma che non riesce a staccarsi dal passato.
L'indignato davanti ad una televisione onnipresente nei sui
racconti. Il “grande” che racconta storie ai più piccoli di come
si usa ma non si abusa, ma bacchetta i coetanei colpevoli di non aver
fatto quel che ha fatto lui.
Il rischio è quello di non ascoltare
quello che realmente lui ha da dire, limitandosi solo a sorridere sul
revival anni 90 ed a scuotere la testa in segno di approvazione
quando si incanala in invettive governative.
Alla fine però il lavoro è buono e
l'album scorre allegramente. Le musiche sono costruite con saggia
cura, il canto ed il suo rap si riconfermano immortali.
ALBUM CONSIGLIATO SI
PRO è J.Ax e per chi lo conosce,
solo questo è un valore aggiunto
CONTRO purtroppo è J.Ax, per chi lo
considera servo del commerciale
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