martedì 22 febbraio 2011

Sergio Caputo - Un sabato italiano (1983)

Sergio Caputo non è un incompreso, ma un sottovalutato. Preso sotto gamba da tutta una generazione che lo considera simbolo della canzonetta italiana è in realtà un fine ed acuto pittore musicale. I testi non sono mai semplici od ovvi e le musiche si articolano tra il jazz, lo swing e il fine pop italiano.
Un Sabato Italiano si presenta già dalla copertina come un album del quale non se ne può fare a meno (i non amanti del genere, possono concentrarsi sul retro dell’album!) e descrive già la provenienza culturale e le esperienze raccontate dal cantautore. Il front ferma l’immagine su una Roma urbana e notturna, fatta di night, espedienti e alcolici; alcolici ( e non) che si ripetono nel retro del disco, creando un trait d’union tra le immagini, i suoni ed i racconti.

L’album Un sabato Italiano (1983) comincia con una grande canzone che è “Bimba se sapessi”, che veramente fa dimenticare che questo è l’album d’esordio di Caputo:
“Respirazione artificiale
Per resuscitare il vecchio buon umore
Fai il favore non criticarmi perché
E’ sempre più difficile tirare avanti questo show “

“Io e Rino” rimane un pezzo musicale fondamentale della musica italiana, a mio parere. Un disegno fantastico dell’assurdo. Cavalca in italiano le storielle blues, ambientate però nel clima vuoto, quello degli anni ’80.

Il disco prosegue con “Mettimi giù”, un “quadro della situazione” fenomenale, con un mood irresistibile di folk & blues.
Punto di svolta rimane “Un sabato italiano”, pezzo stuprato dal mainstream in molte (troppe) occasioni. Non si limita ad essere la canzonetta leggera da fischiettare camminando e il testo non si deve fermare al facile ritornello. Il pezzo è un cammeo letterario dell’Italia popolare, allo stesso modo de “L’Italiano” di Toto Cutugno, ma con una poesia che rende ogni parola un’immagine nitida.

“Mercy Bocù” è una canzone che vale la pena ascoltare almeno 4 volte di seguito. Non la si capisce facilmente ma ne s’intuisce la grandezza del testo in poco tempo. Ogni parola fa scattare l’immaginario dell’ascoltatore, fino a convenire con l’autore che è meglio “alzare i tacchi, via di qui”.

Il disco piano piano cala d’intensità, dando la sferzata definitiva con “Spicchio di luna”. Un altro pezzo fantastico del repertorio caputiano.

  1. Bimba se sapessi
  2. Io e Rino
  3. Mettimi giù
  4. E le bionde sono tinte
  5. Cimici e bromuro
  6. Un sabato italiano
  7. Mercy bocù
  8. Week end
  9. Night
  10. Spicchio di luna
  11.  

1 commento:

Anonimo ha detto...

non avevo mai ascoltato caputo fino ad un anno fa.. è piacevole direi nonostante non sia molto conosciuto!!!